Le parole contano
Secondo la Treccani, è “vecchio” colui che è molto avanti negli anni, chi si trova nell’età della vecchiaia. Benché tale definizione non sembri contenere alcuna offesa, oggi il termine vecchio è considerato offensivo (Treccani, n.d.-a).
Di fatto, una persona avanti con l’età viene normalmente indicata come anziana, termine ritenuto più elegante, che la Treccani definisce come persona “di età avanzata, in senso assoluto o in relazione ad altri” (Treccani, n.d.-b).
Esistono poi numerose espressioni considerate più rispettose, utilizzate per evitare il termine vecchio: “avanti con gli anni”, “in là con gli anni”, “non più un ragazzino”, “non più giovane come una volta”…
Capita tuttavia, non di rado, che nel linguaggio comune e nel contatto diretto con la persona “non più giovane” vengano usati termini come nonno/a, nonnino/a, caro/a, amico/a e simili, che le si dia del “tu” invece che del “lei”, e che le ci si rivolga con frasi brevi e semplici, accompagnate da toni pacati o urlando, quasi per “aiutarla” a comprendere. In questo caso si parla di elderspeak o ageismo comunicativo (Shaw & Gordon, 2021).
Sebbene tale modo di comunicare sia spesso ben intenzionato e adottato per far sentire la persona a suo agio, può comportare che essa si senta invece sminuita e che interiorizzi un senso di minor valore.
All’estremo opposto, quando si vuole apparire più moderni e rispettosi, si ricorre all’anglicismo e si usa il termine senior che è riservato però prevalentemente agli anziani ancora attivi e con un buon potere d’acquisto.
Due episodi significativi
A proposito della scelta dei termini appropriati, riporto due episodi che ricordo bene.
Pochi giorni dopo aver iniziato a lavorare all’interno dell’ospedale, mi è capitato di accompagnare i professionisti sanitari nei reparti per un’indagine. Una dietista doveva misurare la massa muscolare dei pazienti anziani e, arrivata al letto di un signore, per farlo sentire accolto e a suo agio lo scoprì rivolgendosi a lui con le seguenti parole: “Dai nonnino, fammi vedere quanto muscolo hai!”. Ricordo ancora lo sguardo della moglie, una signora distinta, che con voce un po’ triste inizio ad evocare quello che era il ruolo sociale del signore mentre era in attività, per evidenziare che oltre ad un nonnino allettato in un ospedale, era anche tanto altro.
Recentemente, invece, ho dovuto accompagnare mia madre al pronto soccorso. Il personale, estremamente gentile, sempre per farla sentire a suo agio, le si rivolgeva dicendo: “Guarda che bella nonnina”. Appena tornate a casa, la prima cosa che “la vecchia nonnina” mi ha chiesto di aiutarla a fare era sistemarle lo smalto sulle unghie e farle il colore dei capelli: tutto ciò che difficilmente si associa all’immagine stereotipata della “vecchia cara nonnina”, perché lei, nonostante la sua età e condizioni di salute, ancora voleva essere una bella ed elegante donna.
Ho riportato questi esempi per evidenziare come l’adeguatezza dei termini e dei modi di rivolgersi a una persona anziana dipende moltissimo dalla personalità e dalla sensibilità individuale e l’approccio comunicativo va personalizzato. La percezione dell’offesa varia e va valutata con attenzione. Sia l’ex primario che mia madre sapevano bene di essere anziani, ma volevano essere considerati anche per altre caratteristiche. Alcune persone gradiscono un rapporto più intimo, mentre altre preferiscono mantenere le distanze. Ciò dipende anche dal contesto (casa propria, ospedale, struttura residenziale, ecc.) e dal momento specifico (Schnabel, Wahl, Streib, & Schmidt, 2021).
I comportamenti contano ancora di più
Viviamo oggi nell’era del politically correct che, secondo la Treccani, è un “orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, in cui si evita ogni potenziale offesa nei confronti di determinate categorie di persone, e secondo il quale le opinioni espresse devono apparire esenti, nella forma linguistica e nella sostanza, da pregiudizi razziali, etnici, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale o relativi a disabilità fisiche o psichiche” (Treccani, n.d.-c). Tuttavia, come sottolinea la stessa Treccani, tale orientamento è spesso accusato di “limitarsi, col pretesto di rivendicare ideali di giustizia sociale, a intervenire sulla forma (cioè la lingua) piuttosto che sulla sostanza dei problemi, contribuendo ad alimentare una nuova ipocrisia istituzionale” (Canobbio, 2009, p. 39).
Le parole hanno certamente un peso, ma il loro vero potere dipende da molti fattori, in primo luogo dai comportamenti che le accompagnano. Non comunichiamo solo con le parole: il significato di ciò che trasmettiamo è veicolato in realtà per appena il 7% dalla comunicazione verbale, per il 38% dal tono di voce (comunicazione paraverbale) e per il 55% dal linguaggio del corpo (comunicazione non verbale) (Caris-Verhallen, Kerkstra, & Bensing, 1999).
Sebbene gli studi abbiano dimostrato il potere delle parole sulla risposta emotiva, è stato anche provato che esse, se svuotate di un contesto comportamentale, non sono sufficienti (Neurowebcopywriting, n.d.). Anzi, possono persino mascherare timori, pregiudizi o rifiuto, rivelandosi pura ipocrisia.
Forse, rivolgersi a qualcuno come Signore o Signora potrebbe risolvere la questione?
E voi, cosa ne pensate? Vi offende qualcuno di questi termini? Come preferite che vi si rivolga?
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Riferimenti bibliografici
- Canobbio, A. (2009). Politically correct. In Enciclopedia dell’Italiano (p. 39). Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana.
- Caris-Verhallen, W. M., Kerkstra, A., & Bensing, J. M. (1999). Non-verbal behaviour in nurse–elderly patient communication. Journal of Advanced Nursing, 29(4), 808–818.
- Neurowebcopywriting. (n.d.). Neuroscienze della narrazione. Recuperato da https://www.neurowebcopywriting.com/neuroscienze-della-narrazione/
- Schnabel, E. L., Wahl, H. W., Streib, C., & Schmidt, T. (2021). Elderspeak in acute hospitals? The role of context, cognitive and functional impairment. Research on Aging, 43(9–10), 416–427.
- Shaw, C. A., & Gordon, J. K. (2021). Understanding elderspeak: An evolutionary concept analysis. Innovation in Aging, 5(3), igab023.
- Treccani. (n.d.-a). Vecchio. Vocabolario online. Recuperato da https://www.treccani.it/vocabolario/vecchio/
- Treccani. (n.d.-b). Anziano. Vocabolario online. Recuperato da https://www.treccani.it/vocabolario/anziano/
- Treccani. (n.d.-c). Politically correct. Enciclopedia dell’Italiano. Recuperato da https://www.treccani.it/enciclopedia/politically-correct_(Enciclopedia-dell’Italiano)/
