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Italia: dalla paura di lasciare casa alle prospettive del sistema residenziale per anziani

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Come evidenziato nel precedente approfondimento dedicato ai principali timori legati all’invecchiamento, una delle paure più ricorrenti tra gli anziani è quella legata all’eventualità di dover lasciare la casa per trasferirsi in un presidio residenziale per anziani. 

La permanenza nella propria casa non solo rappresenta una preferenza soggettiva; l’adeguatezza di tale scelta è supportata anche da solide evidenze scientifiche che mostrano come restare nel proprio ambiente riduca il senso di solitudine e isolamento sociale e influisca positivamente sulla salute fisica e psicologica degli anziani (Chen et al., 2022, (National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine, 2020). Inoltre, come messo già in evidenza, il desiderio di tenere i propri cari a casa è ancora molto radicato in Italia.

uttavia, il decorso della malattia può rendere, a un certo punto, impossibile la gestione a domicilio dell’anziano non autosufficiente, per numerosi motivi, come la mancanza di assistenza sufficiente e/o qualificata, l’inadeguatezza dell’ambiente e la mancanza di ausili e strumentazione necessari. In tal caso, la famiglia si trova a dover scegliere tra le strutture disponibili, che devono rispondere alle specifiche esigenze della persona non autosufficiente e del suo nucleo familiare.


Le alternative al domicilio

Orientarsi tra le tipologie di strutture per anziani presenti sul territorio italiano è complesso, a causa delle differenze nelle classificazioni, denominazioni, standard assistenziali e prestazioni offerte (Pesaresi, 2023).

Di seguito si riportano le principali strutture disponibili e le caratteristiche dell’offerta sul territorio.

Presidi Residenziali per Anziani (PRA)

Nel linguaggio comune, per indicare i Presidi Residenziali per Anziani (PRA) viene spesso utilizzati il termine “Casa di riposo”. PRA sono strutture differenti e la differenza principale tra le strutture elencate di seguito riguarda il livello di presenza medica e infermieristica garantito al loro interno (Pesaresi, 2023):

  • Unità di offerta Residenziali Estensive (RSA)
  • Unità per persone con demenza senile (RSA Demenze / Nuclei Alzheimer)
  • Unità Residenziali di Mantenimento (Residenze Protette)
  • Case di riposo per anziani autosufficienti

Pertanto, la prima valutazione da effettuare nella scelta della struttura a cui rivolgersi riguarda il livello di bisogno assistenziale dell’assistito.

Altre soluzioni residenziali e semiresidenziali disponibili in Italia sono

  • Cure intermedie: per pazienti dimessi da un ricovero ospedaliero, in fase di recupero o per prevenire la riospedalizzazione (Bagarolo & Castaldo, 2016).
  • Hospice: residenziali o domiciliari, dedicati all’assistenza di malati terminali di ogni età.
  • Centri diurni: strutture semiresidenziali che offrono assistenza e supporto durante il giorno.
  • Comunità alloggio: per anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti che non possono vivere a casa, con servizi di assistenza, pasti, attività ricreative e supporto quotidiano.
  • Cohousing: modello abitativo innovativo che combina privacy e socialità. Gli anziani vivono in appartamenti indipendenti ma condividono spazi e servizi, con un risparmio stimato del 30% rispetto all’abitare da soli. In realtà, questa è una soluzione ancora agli esordi!

Dati e criticità del sistema PRA in Italia: disponibilità e costi

Secondo i dati ufficiali dell’ISTAT, al 1° gennaio 2023 in Italia erano attivi 12.363 presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari, con un totale di circa 408.000 posti letto, pari a 7 posti letto ogni 1.000 residenti. Circa il 78% dei posti letto era destinato all’assistenza socio-sanitaria, di cui il 77% per anziani non autosufficienti e il 7% per anziani autosufficienti; il restante 22% era destinato a strutture di tipo socio-assistenziale (ISTAT, 2023).

La copertura dei posti letto variava significativamente tra le regioni: nel Nord-est erano garantiti 10 posti letto ogni 1.000 residenti, nel Sud solo 3 posti letto ogni 1.000 residenti. La differenza era ancora maggiore per gli anziani non autosufficienti: circa 30 posti ogni 1.000 anziani non autosufficienti al Nord, contro 6 posti ogni 1.000 anziani non autosufficienti al Sud (ISTAT, 2023).

Negli ultimi anni si è registrato un crescente ingresso del settore privato nel settore residenziale per anziani. Nel 2017, le strutture private rappresentavano l’82,3% del totale, con un trend in costante crescita. L’elevato costo fisso delle attività ha comportato inoltre una concentrazione dell’offerta tra pochi gruppi e grandi operatori (Informazione Senza Filtro, s.d.).

Nel 2023, soltanto il 13% delle strutture era gestito dal settore pubblico, mentre il 76% era gestito da privati, principalmente no profit. 

Le rette delle strutture variano principalmente in base al livello d’assistenza fornita e dei servizi supplementari offerti, in base alla natura giuridica di chi fornisce il servizio (pubblico o privato), qualora privato se convenzionato e, in più, dalla collocazione geografica. Le rette comprendono una quota sanitaria, a carico del SSN se la struttura è pubblica o privata accreditata, mentre la quota alberghiera è a carico dell’anziano e/o della famiglia o, in caso di indigenza, dei comuni. Attualmente i costi complessivi vanno da poco più dei 1.000 euro mensili a oltre 4.000 €/mese.

Foto: Pexels – Fatima Acunman


Riferimenti bibliografici

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