Per il caregiver

Le tagliatelle “home made”

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Lo sapete che esistono studi che analizzano la cucinoterapia come una vera e propria forma di terapia per alcuni disturbi psicologici?
Ma anche senza la scienza, lo sappiamo tutti: cucinare fa stare bene.
Crea calore, è divertente, occupa il tempo, dà risultati immediati, ci permette di mangiare sano e, se invitiamo qualche amico o – come si fa da noi a Spalato – distribuiamo i frutti del nostro lavoro ai vicini, garantisce convivialità e socialità.

Credo di avere numerosi talenti e ancora più passioni, ma la cucina… ecco, non credo sia uno di questi.
O meglio: se devo ricevere amici, allora sì, mi invento ricette originali, mi ci dedico, preparo mille cose e vengono sempre bene. Come dico io, facendolo di rado, ho sempre la fortuna del principiante.
Cucinare nella quotidianità, invece — magari alle sei del mattino o a mezzanotte, quando a malapena si reggono gli occhi aperti — no, lo ammetto sinceramente: non mi piace.

Così, un po’ perplessa ma, come sempre, curiosa di nuove esperienze, ho accettato l’invito della mia amica Laura a partecipare a una lezione di preparazione della pasta fresca, sabato scorso, in occasione della Giornata Mondiale della Pasta.
Onestamente, mi aspettavo un risultato simile a quello ottenuto al corso di pittura (altro “talento” che mi manca), quando, dopo aver disegnato un vaso, l’insegnante mi si avvicinò, lo guardò e mi chiese:
— “A te piace?”
Io risposi di sì, e lei, sorridendo:
— “Beh, l’importante è quello!”

E invece… sorpresa, sorpresa!
Sarà stata la bravura dell’insegnante – la sfoglina Simonetta – ma sono tornata a casa con quattro rotoli di tagliatelle marchigiane che domenica ci siamo gustati a pranzo.

Ecco cosa ricordo della lezione:
Innanzitutto, una cosa meravigliosa: con Simonetta non ci si sporca le mani!
Per ogni 100 grammi di farina abbiamo usato 1 uovo e niente sale (già lì avrei sbagliato).
Ci ha fatto creare un piccolo “vulcano” con un buco al centro, ricoprendo però la superficie del buco con un leggero strato di farina. Una parte della farina andava tenuta da parte, perché la proporzione (100 g e 1 uovo) dipende dalla grandezza dell’uovo — se troppo grande, serve aggiungere un po’ di farina. Il senso della farina messa da parte non me lo ricordavo, ho dovute chiedere a Laura che, invece, ha seguito meglio la lezione!

Nel buco del vulcano abbiamo rotto l’uovo e iniziato a sbatterlo con la forchetta, aggiungendo pian piano la farina dai bordi. Una volta ottenuta una massa omogenea, abbiamo iniziato a impastare con le mani (questa parte a me non è riuscita bene, lo ammetto, e la maestra mi ha aiutata). Ricordo però che l’impasto si lavora dal palmo verso le dita.

Poi abbiamo osservato, quasi increduli, come la maestra stendesse la pasta fino a renderla sottile e trasparente, con varie tecniche d’uso del mattarello.
Il vento ci ha persino aiutati nell’asciugatura — che normalmente richiede un giorno — e poi siamo passati alla parte più divertente: il taglio e la “liberazione” delle tagliatelle, seguendo con attenzione i movimenti esperti della sfoglina.

Se volete imparare anche voi qualche mossa giusta, potete guardare i video che abbiamo registrato durante la lezione.
Ovviamente, nessun cuoco svela tutti i segreti…
…e così nemmeno io vi rivelerò tutti i segreti della sfoglina Simonetta!

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Condivido con voi questo post di venerdì in modo che possiate procurarvi l’occorrente e preparare le tagliatele di sabato e gustarvele di domenica che spesso risulta una giornata un po’ triste, soprattutto se si è lontani da casa o non si può uscire. E questo fine settimana si potrebbe essere malinconici più del solito, ricordando i nostri cari che non sono più con noi!

Creare, noi stessi, un po’ di calore può aiutare.

Anche apparecchiare in maniera carina contribuisce al benessere e, a differenza della cucina, li sono una maestra.

Condivido con voi una foto per dirvi che non è necessario acquistare chi sa quali piatti o addobbi, fatevi ispirare dal momento e da quello che avete intorno.

Questa tavolata era la colazione di un mio qualche compleanno fa, un po’ malinconico, e io ho risvoltato la giornata apparecchiandomi questa tavolata con un foulard e qualche foglia e coccolandomi e amandomi!