Per il caregiver

Per te che vivi lontano da casa

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Stamattina ho voglia di condividere con te le foto di questa meraviglia chiamata natura
e qualche pensiero sull’adattamento ai nuovi ambienti e sull’integrazione.

Ho lasciato la mia casa per venire a studiare ad Ancona a soli 18 anni! So benissimo, ahimè, cosa significhino il senso di solitudine, la nostalgia di casa e la difficoltà di integrarsi.
Ma ora, a distanza di tanti anni, mi chiedo quanto la difficoltà di integrarmi sia dipesa da me e quanto, invece, da un ambiente ostile che tutti noi “forestieri” denunciamo sempre!

Mi è capitato di parlare, poco tempo fa, con uno studente di origini tedesche che studia Medicina a Spalato e, quando gli ho chiesto com’è essere straniero a Spalato, mi ha risposto:
«Dipende. Un 50% delle persone è gentile e felice di conoscerti, un 50% non sopporta i forestieri!»

Ricordo che cercavo di nascondere il mio stupore (e anche un po’ di senso di responsabilità per quel 50% che non amava gli stranieri).
«Ma come?» mi domandavo tra me e me. «Noi spalatini siamo famosi per la nostra simpatia, siamo i napoletani della Croazia, casinari…».

E poi ho pensato: quante persone non spalatine frequentavo io a Spalato? Zero.
E soprattutto: quanti sforzi ho mai fatto, a Spalato, per avvicinarmi per prima a qualcuno che veniva da fuori? Zero al quadrato.

Quando passeggio per Ancona, quando rimango estasiata davanti alle sue albe o ai suoi tramonti, mi domando:
«Possibile che io sia stata completamente cieca per anni, se non decenni?!»

Sono arrivata persino a chiedere agli amici se questi fossero fenomeni nuovi, perché per così tanto tempo io non facevo nulla per scoprire le bellezze di questo luogo, per creare i miei rituali, i miei angoli di pace e gioia.
Era come se vivessi qui in attesa del momento in cui sarei tornata là.

Eh sì, questo è un fenomeno che ho notato in tanti. Quando si è lontani da casa, spesso si passa il tempo a evocare le bellezze dei luoghi e la simpatia delle persone che frequentavamo,
piuttosto che aprire gli occhi e il cuore per accogliere le bellezze dei nuovi luoghi e delle nuove persone… che invece continuiamo a criticare!

Non è detto che saranno uguali a quelle che conosciamo, e non devono nemmeno esserlo,
ma sicuramente possono arricchirci!

Non dico nemmeno che non esistano luoghi più ostili e freddi; dico solo che il bello c’è sempre.
E che, piuttosto che stare a rimuginare, quando ci si apre e si fa un piccolo passo – magari per primi – le porte iniziano ad aprirsi, se non addirittura a spalancarsi!

Chiudo con le parole di una canzone di Madonna che mi è venuta in mente stamattina, mentre riflettevo su tutte queste cose. Dice:
“You only see what your eyes want to see … You’re broken, when your heart’s not open!”
Parla dell’amore, ma la regola vale per tutto.

Queste foto che ho scattato stamattina – che mostrano il sorgere del sole davanti a me e la luna che ancora si intravedeva dietro – stanno a dirci questo:
È possibile coesistere!
E, in questo caso, è possibile amare la propria casa e allo stesso tempo riconoscere le bellezze del luogo in cui ci si trova, qui e ora.

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