Onestà intellettuale
Voglio parlare di un tema che riguarda sì la scienza, ma soprattutto la (dis)onestà intellettuale di chi la “frequenta” e l’uso improprio che talvolta viene fatto dei risultati scientifici.
Di recente ho iniziato a scrivere il mio blog con l’obiettivo di aiutare i caregiver in modo diverso rispetto ai post, video e foto ad effetto commerciale che spesso girano sui social. Molti di questi contenuti sono generati con intelligenza artificiale e realizzati da persone senza alcuna expertise, senza alcuna giustificazione “educativa” o informativa. Io invece voglio fornire informazioni evidence-based.
Mi affascina osservare come tutto in questo mondo sia stato studiato e come i nostri comportamenti e le nostre scelte potrebbero essere guidati dalle evidenze scientifiche, se solo ne avessimo accesso e interesse!
Il mio obiettivo è fare un po’ di luce nel tunnel, trasmettere informazioni e risultati di ricerca a chi, senza il mio intervento (che pretenziosa!), probabilmente non le scoprirebbe da solo.
Attenzione ai contenuti superficiali
Negli ultimi giorni ho notato altri interventi di stampo commerciale, ma evidence-based. All’inizio ho pensato “che bello!”, ma poi li ho letti e ascoltati con attenzione.
Spesso si riassumono risultati di ricerche valide e importanti, ma li si presenta al grande pubblico in modo del tutto inutile.
Esempio: in un blog di fb sulla menopausa ho letto:
“Tranquille, si può dimagrire anche in menopausa, basta dormire molto, mangiare tante proteine e fare attività fisica!”
Utilità pratica? Da 0 a 100: 2.
Perché? La prima lettrice commenta che non riesce a dormire e che “dormire tanto” è impossibile per lei. E poi: dire “tante proteine e tanta attività” è troppo generico. Quali proteine? Quante? Di che tipo? Quale attività? Quanta?
L’abuso delle evidenze scientifiche
Ciò che trovo peggiore è quando professionisti seri abusano delle evidenze per promuovere prodotti, interpretando gli studi a proprio piacimento e presentandoli al pubblico come verità assolute.
Un esempio recente: uno studio su topi presentato come applicabile direttamente agli esseri umani. Con tanto di like e ringraziamenti dalla comunità online.
Per questo ho deciso di scrivere alcune brevissime istruzioni d’uso, comprensibili a chiunque, su come interpretare i risultati scientifici.
N.1 La scienza non è un’opinione
Lo ha ricordato anche il presidente Mattarella: i progressi incredibili dell’umanità sono frutto della scienza, non delle ospitate in TV o dei video virali su YouTube (aggiungo io).
Uno scienziato deve essere portavoce della propria comunità scientifica. Se osserva qualcosa di interessante nella pratica, può usarlo per formulare ipotesi da verificare con ricerche rigorose.
I dati hanno bisogno di numeri e tempo. Devono essere raccolti con criterio, elaborati correttamente e interpretati con competenza. Ciò che sembra vero “a occhio” non ha alcun valore scientifico.
N.2 Non esistono verità assolute
I risultati di uno studio possono essere contraddetti da altri studi successivi: un mese il cioccolato fa bene, il mese dopo fa male.
Questo può confondere e far perdere fiducia nella scienza, ma la ricerca dipende da molti fattori: dalla metodologia scelta dal ricercatore, alla corretta impostazione dello studio, fino al contesto in cui viene condotto.
Per questo, nella scienza non si parla di verità assoluta, ma di veridicità e verosimiglianza.
N.3 Tipi di ricerca
Le ricerche possono essere:
- Di laboratorio (in vitro)
- Su animali (topi, ratti)
- Sugli esseri umani
Questo percorso è noto come “from bench to bedside” (dal banco di laboratorio al letto del paziente).
I risultati ottenuti sui topi non si applicano direttamente agli esseri umani, come invece voleva far credere la professionista che ha ispirato questo post: servono solo come indicazione per studi successivi, condotti in più fasi. Le ricerche sugli umani vengono svolte in ben 4 fasi per garantire la massima sicurezza delle persone e per verificare l’effettiva efficacia dei prodotti o dispositivi (è sorprendente come all’epoca dei vaccini per il Covid la Literacy del pubblico sembrava molto maggiore in quanto tutti dichiaravano la propria preoccupazione proprio perché il percorso di approvazione dei vaccini aveva seguito un iter più veloce del solito).
N.4 Ricerche sugli esseri umani
Gli studi sugli umani possono essere:
- Osservazionali, ad esempio osservare quante persone trattate con una dieta dimagriscono.
- Sperimentali, ad esempio somministrare due diete diverse a gruppi differenti e confrontarne i risultati.
Esiste una gerarchia delle evidenze scientifiche:

- Più basso: ricerche in vitro
- Più alto: revisioni sistematiche e meta-analisi, che riassumono criticamente molti studi sullo stesso argomento
N.5 Pubblicazione e Impact Factor
I risultati vengono pubblicati su riviste scientifiche. Un indicatore della loro importanza, sebbene criticato e discusso, è l’Impact Factor (IF), che misura quante citazioni ricevono gli articoli pubblicati.
- Più è alto l’IF, più importante è la rivista.
- Nel settore biomedico, un IF a partire da 3 è considerato soddisfacente.
Questo riassunto semplifica molto, ma è sufficiente per sviluppare pensiero critico e capire come valutare ciò che ci viene comunicato, anche da professionisti del settore.
Per approfondire, puoi consultare il blog della mia amica, la statistica Paola Pozzolo, con cui avevo collaborato qualche tempo fa.
Ricerca clinica: da dove si parte? – Paola Pozzolo
Come fare ricerca bibliografica per tesi o articolo scientifico – Paola Pozzolo
